La rivista Di Lei pubblica la risposta del Professor Lorenzetti alla curiosità di una lettrice su come eliminare le occhiaie.
DOMANDA
Gentilissimo dottore, fin da bambina ho avuto le occhiaie
legate penso a fattori ereditari (conformazione della cavità oculare e
sottile spessore della pelle).
Con il passare degli anni tale inestetismo si è aggravato ed io mi chiedevo se era possibile fare qualcosa per migliorarle. La ringrazio, Michela di Grosseto.
RISPOSTA
Carissima Michela,
le occhiaie possono essere un dono della genetica e dell'anatomia della
zona perioculare e certamente con gli anni la situazione tende a
peggiorare. Le premetto che è difficile fare una valutazione teorica,
comunque diciamo che le occhiaie peggiorano quando c'è uno svuotamento
del grasso che circonda gli occhi e un cedimento della muscolatura. Se
sui muscoli non è possibile agire è certamente possibile riempire le
zone più incavate che danno quell’effetto invecchiato e stanco con
tecniche di autotrapianto che offrono un risultato estremamente
naturale.
La prima scelta è una blefaroplastica inferiore con il riposizionamento
del grasso esistete, che spesso si sposta e determina l’effetto 'incavato', ma se questo grasso per motivi anatomini non è presente è
possibile utilizzare una tecnica di lipofilling, quindi prelevare pochi
cc di grasso del paziente da fianchi o addome con una cannula
sottilissima, purificare il prezioso tessuto e iniettarlo a mo' di
filler proprio dove serve. Il vantaggio del grasso è che non è soggetto
ad alcun tipo di rigetto e soprattutto offre un risultato molto
naturale, il limite è che nel tempo una quota parte tende naturalmente a
riassorbirsi (quota difficile da stabilire perché estremamente
soggettiva) e quindi è possibile che sia necessario un secondo
intervento per perfezionare l'intervento a distanza di pochi anni.
Alcuni colleghi tendono a risolvere questo problema iniettando più
grasso del necessario prevedendo che parte sarà riassorbito ma il
rischio è di risolvere le occhiaie determinando un effetto 'borse' poco
desiderabile.
Fonte: DiLei.it
Pietro Lorenzetti