Il periodico Gioia! dedica uno spazio all'intervento di mastoplastica additiva riportando il parere del Professor Lorenzetti e le esperienze di due donne rispetto agli eccessi in chirurgia plastica.
Chirurgia, proprio no?
Sì, a patto che l'effetto sia naturale. Il davanzale stile pornostar è superatissimo.
di Grazia Pallagrosi
Rispetto al passato i modelli estetici si sono ridimensionati. La quinta bombastica non va più di moda. Molte donne e star tornano sui loro passi e i chirurghi sono sempre più propensi a consigliare un seno dall'aspetto più armonioso.
"L'aumento di volume non deve andare a discapito della naturalezza", raccomanda il Professor Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico autore di Specchio delle mie brame (Mondadori, € 16.90). "Non bisogna esagerare con le dimensioni per non perdere l'armonia. La regola aurea? La base delle protesi non deve essere più grande della base del seno, altrimenti l'effetto sarà innaturale".
Certo, le vecchie protesi tonde costano meno, ma sono evidenti e danno al seno una forma artificiale. Come orientarsi?
"In Italia c'è una grande confusione, ma negli USA la rigorosissima Food and Drug Administration ha autorizzato solo le protesi di tre aziende: Allergan, Mentor, Silimed".
Anche quelle di qualità scadono?
"In realtà non c'è un criterio scientifico che consenta di stabilire scadenze. I vecchi modelli pieni di gel liquido restano perfetti anche dopo 20 anni. Quelli di ultima generazione, con gel coesivo che non esce neppure tagliando l'involucro, ci sono da una quindicina d'anni, quindi non abbiamo ancora dati sufficienti. Per essere tranquilli basta fare controlli ecografici fino ai 40 anni e, dopo, mettere in calendario, oltre all'ecografia, regolari controlli mammografici".
Se si svuota?
Quando una quarta o una quinta si svuotano, più che la mastoplastica è risolutiva la mastopessi. "Si elimina il tessuto in eccesso e si riposizina la ghiandola mammaria, senza per forza inserire la protesi", dice il Professor Lorenzetti. "Le cicatrici dipendono dal tipo di intervento: se la quantità di pelle da rimuovere è poca, può bastare un'incisione invisibile attorno all'areola. Se c'è molta cute da rimuovere può restare una cicatrice a T invertita sotto il seno, che resterà visibile".
"Io l'ho fatto e sono felicissima". Elena, 30 anni.
Da almeno 10 anni volevo aumentare il volume del mio seno perché... praticamente non l'avevo! Mi bloccava solo l'idea dell'anestesia. poi, su suggerimento del mio fidanzato, ho conosciuto in chirurgo che mi ha fatto prendere la decisione giusta: volevo una taglia abbondante e lui mi ha aiutato a capire che per me era più che sufficiente una terza, perché sono piccola ed esile. Ora sono felice: il percorso postoperatorio è stato sopportabile e, per la prima volta, mi sento a mio agio. Il mio seno appare naturale sia alla vista sia al tatto. Mi piaccio di più e questo facilita i miei rapporti interpersonali, facendomi sentire più sicura della mia femminilità.
"E' stato un errore, alla fine ho fatto togliere la protesi". Patrizia, 40 anni.
Quando avevo 34 anni ero ossessionata dal mio seno svuotato. Ho scelto una 4° anche se sono esile. Purtroppo, dopo sette mesi il mio corpo ha rifiutato la protesi. Il décolleté era dolente e duro. Ho dovuto rioperarmi, ma dopo un anno e mezzo ho avuto un altro rigetto. Non riuscivo più a dormire a pancia in giù e odiavo quei due pezzi di cemento. Nel dicembre 2014, con la risonanza magnetica, ho scoperto che la protesi si era rotta in 4 punti. Ho cambiato chirurgo e me ne sono liberata. Ora ho una prima e sono felicissima! Ma la lunga cicatrice (70 punti di sutura) mi ricorda quella scelta scriteriata.