Attualmente, non vi è alcuna evidenza clinica di rischio oncologico associato all’innesto di grasso, anche se la sicurezza di questa procedura è stata messa in discussione. Gli autori di uno studio inglese hanno analizzato il rischio di recidiva in concomitanza con la procedura di innesto di grasso in donne che hanno avuto il cancro al seno.
Sono state studiate 328 donne con patologia mammaria maligna trattata precedentemente che si sono sottoposte a innesto di grasso presso il Nottingham Breast Insititute. Di queste donne sono stati resi disponibili i dati completi di 211 di esse (184 per il carcinoma invasivo, 27 per il carcinoma duttale in situ). Il principale follow-up dello studio è stato realizzato dopo 88 mesi dall’intervento chirurgico del cancro primario e a 32 mesi dall’innesto di grasso.
I controlli sono stati effettuati in base alla data dell’operazione primaria di cancro (entro 2 anni), età (entro 5 anni), tipo di chirurgia, istologia del tumore, stato dei recettori degli estrogeni, e lo stato di assenza della malattia per un periodo equivalente a quello dell’innesto di grasso.
La recidiva del tumore e la morte sono state considerate come conseguenze di riferimento estreme prese in valutazione all’interno dello studio.
I risultati ottenuti sono stati confrontati con una revisione sistematica di tutti i pazienti sottoposti a trapianto di grasso con un adeguato follow-up presenti in letteratura.
Le pazienti che si sono sottoposte a innesto di grasso non hanno fatto registrare un numero molto più significativo di eventi oncologici sul totale di quelle che hanno manifestato recidive nella stessa zona del corpo e a distanza di tempo.
Una revisione sistematica ha individuato una serie di casi, con un totale di 1.573 donne che hanno eseguito l’innesto di grasso dopo la chirurgia oncologica primaria al seno. Il tasso di recidiva loco-regionale per queste pazienti era di 2,92 per cento.
Questo studio non ha individuato alcuna prova dell’aumento del rischio oncologico associato con l’innesto di grasso in donne precedentemente trattate per il cancro al seno.
Testo riadattato dal Prof. Pietro Lorenzetti
(Fonte: PRS Journal)