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Mastoplastica riduttiva, l'esperienza di una paziente

Estrtatto da "Intelligenza Estetica"
"Voglio liberarmi da questo incubo, da questo seno enorme che sembra sia cresciuto in una sola notte".
Queste le parole di Laura, studentessa di 17 anni, che si è rivolta al Professor Pietro Lorenzetti  per sottoporsi a un intervento di mastoplastica riduttiva, volto a ridimensionare la taglia del prosperoso seno della ragazza. 
Proponiamo di seguito e scaricabile in allegato un estratto dal libro "Intelligenza Estetica" del Professor Lorenzetti in cui, prendendo spunto dalla storia di Laura, il chirurgo plastico pone delle riflessioni sulle ripercussioni che un seno di grandi dimensioni può avere sia sulla vita sociale della paziente, sia sulla sua salute.

«Una quinta non è facile da portare per nessuno, anche se sei carina o forse proprio per questo. Sembra che tutti gli sguardi si fermino lì, quelli dei maschi è ovvio, che si danno di gomito, e quelli delle ragazze che commentano e non sai mai se è invidia o compassione. Lo sport, poi è precluso, hai questo seno che è cresciuto troppo e troppo in fretta e non sei nemmeno così alta, per cui sembra che il centro di quello che sei si fermi lì. Quando hai queste forme vivi con un corpo che ti mette dei limiti. E pensare che a me sarebbe piaciuto ballare e invece al massimo ho potuto nuotare, cosa che nemmeno mi piaceva più di tanto. E anche se avessi voluto eccellere nel nuoto con quel seno sbucato fuori chissà da dove non avrei potuto. È un fardello, un peso fisico e psicologico. È inutile che mi dicano che poi a vent’anni me ne pentirò e che tante donne li cercano e li pagano, dei seni così, e si sottopongono a un intervento per poterli sfoggiare. Io non ce la faccio più e alle volte non so se anche i ragazzi sono attratti da me o da questo che è un richiamo sessuale inequivocabile. Mia mamma mi dice: “Vestiti più da femmina, togliti quei jeans informi, quelle felpe enormi”. Ha ragione lei, non sono carina, non sono femminile, ma a me tutta la femminilità che mi è caduta addosso non va giù. Non la so gestire. Voglio liberarmi da questo incubo, da questo seno enorme che sembra sia cresciuto in una sola notte».

Laura è tenera e disperata, con le tonalità di emotive di una ragazza della sua età. Al di là dei contenuti, la difficoltà di Laura è evidente: dal punto di vista fisico il suo seno le impedisce molte attività, da quello relazionale la rende timida perché non sa gestire il simbolo di una seduttività troppo precoce. È ancora una ragazzina con un corpo, per così dire inadeguato. Ma soprattutto questo seno che ha “ereditato” dalla nonna materna, molto prosperosa, comincia a provocarle problemi alla colonna vertebrale, senza contare che anche il reggiseno le lascia un bel segno. Durante le lunghe ore di studio, Laura avverte di frequente dolori al tratto cervicale della colonna vertebrale, deve cambiare spesso posizione e anche la ginnastica posturale consigliata dal fisiatra si scontra con quello che è un peso eccessivo rispetto a quello che la muscolatura della sua schiena, non allenata dallo sport, riesce a sopportare. Questi tre elementi giustificano un intervento anche se Laura non è maggiorenne.

Discuto a lungo con sua madre dei possibili rischi, anche perché sarà lei a firmare il consenso informato all’intervento. A Laura spiego come procederò per ridurre il suo seno e in particolare rimodellarlo in modo che sia bello, armonico e soprattutto proporzionato rispetto alla sua altezza, circa 1,62 cm. Si dice spesso che aumentare un seno è molto più facile che diminuirlo, ed è certamente così. Riducendolo dovremo riposizionare i complessi areola-capezzolo, asportare il tessuto ghiandolare in eccesso facendo comunque in modo che rimangano cicatrici poco visibili.

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