Press review

Prof. Pietro Lorenzetti and the press. His speeches on current topics, his advice on beauty, his experiences at national and international congresses.

Alopecia, primi segnali e informazione

Lorenzetti e Buttafarro intervengono su Più Sani Più Belli

Seconda parte dello speciale di Più Sani Più Belli sulla calvizie e sui metodi per curarla con la consulenza del Professor Pietro Lorenzetti e del Professor Franco Buttafarro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. Oggi diamo spazio ai primi segnali di alopecia e all'importanza di informarsi adeguatamente. I primi segnali Il diradamento, che si evidenzia come iniziale segno premonitore di una AGA (alopecia androgenetica) non sempre è conseguente ad una dimunuzione del numero di capelli, ma spesso deriva da un loro progressivo assottigliamento. I follicoli interessati producono un pelo corto, chiaro e sottile. Ad accentuare il diradamento interviene un secondo fenomeno, con piccole aree completamente prive di capelli. Con il tempo, quindi, si assiste ad una progressiva, reale, riduzione della densità follicolare evidenziata da un cuoio capelluto dall'aspetto sempre più glabro. Queste manifestazioni cliniche si presentano in maniera diversa nei due sessi: se nell'uomo la progressione dell'AGA è visibile soprattutto nella linea fronto-temporale (stempiatura) seguita da calvizie del vertice, nella donna si verifica più comunemente nella parte posteriore della testa (regione coronale), preservando l'attaccatura frontale. Negli stadi iniziali, la perdita di capelli può essere diffusa. In questi casi sarà opportuno raccogliere un'anamnesi farmacologica, prescrivere i test di funzionalità tiroidea, consigliare un'ecografia ovarica e verificare la concentrazione sierica di ferritina per escludere altre cause di alopecia diffusa. L'informazione prima di tutto Quando si parla di trapianoto, è molto importante rivolgersi a chirurghi specialistici, meglio se soci della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. E' bene che alla paziente sia spiegato quello che può ottenere, in modo da non incorrere in delusioni. La decisione di quale metodo di estrazione si utilizzerà, quindi, andrà soppesata durante il consulto con il chirurgo. Le percentuali di attecchimento, per esempio, sono molto alte ma non uguali e di questo aspetto è importante discutere durante il colloquio pre-operatorio per far sì che la paziente si sottoponga all'intervento con le aspettative giuste. ...continua

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Quando la chirurgia estetica stravolge l'aspetto

Pietro Lorenzetti risponde ad una lettrice di Di Lei

Il Professor Lorenzetti interviene su Di Lei per rispondere ad una domanda di una lettrice. Riportiamo di seguito ed in allegato l'articolo. Domanda di Lulu65 da Milano Vedo in giro tanti "mostri", soprattutto donne, e mi chiedo come facciano a piacersi. Secondo lei, quando la chirurgia plastica diviene invasiva? Quando, anziché migliorare l'aspetto, lo stravolge? Le confesso che - visti certi risultati - sono profondamente indecisa se sottopormi o no a una blefaroplastica. Lei cosa consiglia alle sue pazienti, impone dei limiti alle loro richieste? Risposta Cara Lulu, vent'anni fa si diceva che il risultato di un intervento di chirurgia plastica doveva essere intuito e non troppo visibile, poi l'ingresso sul mercato di operatori non sempre adeguatamente preparati ha portato a risultati che devono essere considerati interventi mal consigliati e mal eseguiti. Fortunatamente il trend attuale è quello di ritocchi e interventi improntati alla naturalezza e ad accompagnare l'età in modo dolce e raffinato. Un intervento chirurgico ben fatto che valorizza e non penalizza è il risultato di un colloquio che trovi il perfetto accordo tra le richieste del paziente, le possibilità della tecnica chirurgica, il senso estetico del medico e la sua capacità di eseguire l'intervento (che aumenta con il numero di procedure eseguite). Per ciò che riguarda il suo desiderio di fare una blefaroplastica la posso rassicurare, è abbastanza difficile fare degli errori eclatanti che stravolgano l'aspetto e la mimica, l'unico errore potrebbe essere quello, nel caso di una palpebra pesante, di eliminare troppa pelle e quindi rendere innaturale il tutto. Rischio che può essere scongiurato con un'accurata visita preoperatoria in cui potrà specificare al chirurgo quanta pelle eliminare e il suo desiderio di un risultato naturale. Che altresì potrebbe perfezionare con un mini lifting del sopracciglio per aprire lo sguardo e dargli una nuova luminosità. Scarica l'articolo di Di Lei in allegato con l'intervento del Professor Lorenzetti.

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Sto perdendo i capelli. Perché?

Lorenzetti e Buttafarro intervengono su Più Sani Più Belli

Più Sani Più Belli dedica spazio ad uno speciale, a firma della giornalista Laura Trumino, che pubblichiamo in più parti e che ha visto la consulenza del Professor Pietro Lorenzetti e del Professor Franco Buttafarro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. La prima parte spiega i motivi per i quali si perdono i capelli. Sto perdendo i capelli. Perché? L'uso eccessivo di piastra ed extension ne anticipano la caduta. Ma anche stress e ormoni possono essere una causa. E se poi non ricrescono più? Noi donne siamo abituate a dare molte cose per scontate nel corso della vita: il corpo che cambia aspetto, le rughe che appaiono e si fanno sempre più profonde, il metabolismo che rallenta. Ma c'è un fenomeno che quando si presenta - a tutte le età - è molto difficile affrontare: la graduale caduta dei capelli. Proprio negli ultimi anni, però, si sta assistendo a un crescente numero di richieste di consulto per il trapianto da parte del popolo femminile, nonostante le donne non siano geneticamente predisposte alla perdita. Che cosa sta succedendo quindi? I diradamenti possono verificarsi a causa di malattie, cambiamenti ormonali e invecchiamento. Ma c'è di più. Si è scoperto che l'over styling, come per esempio l'uso eccessivo della piastra e delle extension, peggiora la caduta e la anticipa. Le soluzioni al problema possono essere tante: dalle terapie farmacologiche, fino al trapianto. Ma è importante valutare bene tutte le tecniche a disposizione. Alla scoperta delle cause "Nonostante in Italia non esistano numeri precisi", racconta il Professor Lorenzetti, "abbiamo riscontrato due fattori che aumentano il rischio di zone di alopecia nelle donne: da una parte la moda delle extension, che provocano una alopecia da trazione. In più, l'utilizzo di colle più o meno aggressive nella zona dell'attaccatura che può indebolire i follicoli fino ad atrofizzarli. La seconda causa è sempre legata allo styling dei capelli e riguarda l'uso di strumenti per la piega che emanano calore, come le piastre e gli arricciacapelli. Per avere un buon risultato è necessario far partire la piastra dall'attaccatura e l'alta temperatura diventa un insulto cronico che può danneggiare irreparabilmente il follicolo". Oltre all'over styling, la perdita è determinata da cause tradizionali quali le disfunsioni della tiroide, ma anche diete severe, ustioni e patologie sistemiche come l'ovaio policistico e l'anemia da carenza di ferro. ...continua

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Trattamenti estetici o chirurgia plastica?

Il Professor Lorenzetti risponde ad una lettrice di Di Lei

Il Professor Pietro Lorenzetti ha risposto ad una lettrice di Di Lei sul trattamento delle borse sotto gli occhi. Riportiamo di seguito ed in allegato l'articolo. Domada. Ho un problema che mi assilla: le borse sotto gli occhi. Ho 46 anni e una pelle ancora discreta. Posso risolverlo con trattamenti "esterni" o è necessario ricorrere alla chirurgia estetica? In questo secondo caso, i risultati sarebbero definitivi? Le cosiddette "borse" sono un problema che insorge orientativamente dopo i 40 anni ma in alcuni casi a causa dell'ereditarietà o di fattori anatomici e costituzionali possono fare la loro comparsa a partire dai 25-30 anni. Certamente si tratta di un inestetismo piuttosto evidente che contribuisce a dare allo sguardo e al volto un aspetto invecchiato. Per capire cosa sono possiamo dire che sono una piccola "ernia" in cui il grasso depositato nella parte inferiore dell'occhio non è più contenuto adeguatamente dai tessuti sottostanti e quindi diventa visibile all'esterno. Sino ad alcuni anni fa, l'approccio era di eliminarle rimuovendo il grasso ma il risultato era quello di un occhio ancora più incavato e tutt'altro che giovanile. Oggi il grasso viene spostato nel solco naso-palpebrale in modo da avere un'aspetto dell'occhio pianeggiante. Non parliamo più di blefaroplastica inferiore ma di un riposizionamento usando lo stesso grasso del paziente. Il risultato appare estremamente gradevole e naturale con uno sforzo minimo: si tratta infatti di un intervento che dura tre quarti d'ora circa e che può essere eseguito scegliendo tra due accessi: all'interno della congiuntiva, quando non ci sia pelle in eccesso da eliminare, oppure esterno se contestualmente è necessario eliminare una piccola porzione di tessuto. L'incisione esterna viene eseguita lungo una piega cutanea naturale e quindi la minuscola cicatrice risulta completamente invisibile. I risultati sono di lunga durata, ma non è corretto dire che siano "definitivi". Più correttamente possiamo dire che la paziente può godere dei benefici per alcuni decenni.

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Se mancano i capelli aumentano ansia e depressione

Depressi per colpa della crisi? Non solo.

Gli italiani vorrebbero mettersi le mani nei capelli: c’è la crisi, la disoccupazione, la deflazione e il calo dei consumi eppure, ironia della sorte, anche i capelli scarseggiano. Colpa dello stress e delle preoccupazione, oltre alle note cause genetiche e ormonali che rendono le chiome dei connazionali sempre meno folte. La perdita dei capelli nelle sue varie forme interessa infatti circa il 50% degli uomini e il 15% delle donne nel corso della vita. Esiste anche una correlazione inversa, indagata da un recente studio di cui hanno discusso gli esperti della Società Italiana di Chirurgia della Calvizie: i soggetti con alopecia (sia areata che androgenetica) sono psicologicamente più fragili e mostrano i segni di ansia e depressione in misura maggiore rispetto alla popolazione con una chioma folta. “Lo potremmo definire ‘effetto Sansone’” spiega il Professor Pietro Lorenzetti, Incoming President della Società: “e funziona come un serpente che si morde la coda, lo stress aumenta il livello di alcuni ormoni nel sangue che danneggiano il follicolo pilifero e quando i capelli cadono, l’immagine riflessa nello specchio ha un impatto negativo nella percezione del soggetto. Una interessante ricerca pubblicata nel 2014 sull’Indian Journal of Dermatology ha rilevato come il disagio rispetto all’aspetto fisico nei soggetti con alopecia influenza negativamente l’umore aumentando la depressione del 38% e l’ansia del 62% rispetto al gruppo di controllo. E gli aspetti psicologici della calvizie erano stati confermati anche da una ricerca italiana del 2013 apparsa sul Journal of Clinical Dermatology su 351 pazienti che ha mostrato come la perdita dei capelli è meno accettata dal sesso femminile che reagisce con una probabilità 4 volte superiore di avere segni depressivi, rabbia e preoccupazione. Chi perde i capelli sviluppa un disturbo nell’immagine di sé, bassa autostima e sofferenza che devono essere prese in considerazione. L’approccio alla calvizie non può essere limitato alla discussione delle caratteristiche di un intervento chirurgico ma valutare le aspettative del paziente, discutere le probabilità di successo e comprendere e il livello di stress del soggetto che insieme a tratti di ansia può determinare l’insoddisfazione rispetto ai risultati. Al momento la soluzione più efficace e definitiva alla calvizie severa è l’autotrapianto che si esegue con due tecniche: la FUE e la FUT e che in alcuni casi possono essere combinate tra loro. Per FUE (Follicular Unit Extraction) si intende l’estrazione di singole unità follicolari mediante l’utilizzo di un bisturi circolare del diametro di circa 1 mm. Ogni follicolo viene trattato e poi innestato nella zona ricevente. La tecnica FUT (Follicolar Unit Transplantation) invece è una tecnica di autotrapianto di capelli che consiste nel prelievo di una striscia di cuoio capelluto (chiamata ‘strip’) di circa 1 mm di altezza dall’area donatrice. I lembi della striscia vengono poi suturati tra loro e la cicatrice diventa invisibile sotto ai capelli. Da questa striscia vengono estratte le unità follicolari. La scelta di una o l’altra tecnica dipende dal tipo di calvizie, dalle sue cause, dal tipo di capello e molte altre valutazioni da fare in sede di consultazione. La maggior parte dei capelli trapiantati è destinata a cadere nelle sei settimane successive, un fenomeno normale. I nuovi capelli, sani e forti, cresceranno nelle settimane successive al ritmo di 0.50-1 cm al mese”. L’autotrapianto è una tecnica che si può adottare, con ottimi risultati, anche per la ricostruzione delle sopracciglia, di zone di alopecia traumatica (come ad esempio quelle originate da una ustione), ricostruzioni di regioni della barba e, anche se più raro, il rinfoltimento della regione pubica. Leggi in allegato gli articoli sull'argomento.

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