Doctor's shopping, espressione di derivazione evidentemente anglosassone che indica l'abitudine di pazienti che sviluppano una dipendenza da farmaci tale da fargli cambiare costantemente medico per vedersi prescritte le sostanze di cui sentono il bisogno. Questo fenomeno è particolarmente diffuso per l'utilizzo di psicofarmaci, ma sta prendendo sempre più piede anche in chirurgia plastica e medicina estetica.
Il Professor Lorenzetti interviene con un suo articolo su "La Pelle" per parlare di questa tendenza.
La "dipendenza da ritocco" non si manifesta solo in persone che effettvamente hanno bisogno estetico dell'intervento del chirurgo plastico, ma anche in coloro che chiedono di somigliare a qualche famosa star dello spettacolo. In questi casi, sottolinea Lorenzetti, un professionista serio deve sconsigliare l'intervento arrivando anche al punto di rifiutarsi di operare.
Spesso però il diniego del medico non basta, poiché ci si trova di fronte a casi patologici che sono alla ricerca seriale di chirurghi plastici che soddisfino le loro richieste.
Solitamente la pratica del "doctor's shopping" si riscontra nei casi di aumento eccessivo del seno, di interventi multipli eseguiti in un'unica sessione operatoria e i cosiddetti "interventi secondari", ovvero quelli effettuati perché questo tipo di paziente non è mai pienamente soddisfatto del risultato estetico della prima operazione.
Il problema è anche legislativo, sostiene Lorenzetti, poiché non esiste un Registro centralizzato degli interventi estetici e, anche se un medico può negarsi, la ricerca compulsiva del chirurgo accondiscendente può sempre portare ad incontrare qualcuno disponibile.
Questo fenomeno è diffuso non solo in chirurgia plastica, ma anche in medicina estetica, con persone che si sottopongono ad infiltrazioni molto ravvicinate tra di loro di filler o tossina botulinica. In questo ambito, è ancora più semplice trovare un medico accondiscendente.
Per evitare tali storture, sostiene Lorenzetti, il medico deve innanzitutto indagare con attenzione le motivazioni che spingono i pazienti ad effettuare tali richieste. Da un punto di vista sociale, andrebbero indagate le ragioni profonde connaturate nella vita quotidiana che spingono le persone a richiedere interventi plurimi. Legislativamente, andrebbe introdotto il Registro degli interventi estetici.
Perosonalmente, conclude Lorenzetti, continuerà la "segnalazione in tutte le sedi possibili e congeniali dei rischi fisici legati al reiterato ricorso alla chirurgia plastica e i dubbi risultati ottenibili quando il ritocco diviene ossessivo".
Scarica l'articolo del Professor Lorenzetti su "La Pelle".