Aggiornamenti scientifici

Aggiornamenti scientifici Prof. Pietro Lorenzetti


Una sezione dedicata agli studi di settore e agli aggiornamenti scientifici in chirurgia plastica e medicina estetica. Dalla sperimentazione di nuovi interventi alla condivisione di tecniche d'avanguardia passando per le applicazioni delle sostanze più utilizzate in medicina estetica.
Gli studi di settore esposti vengono scelti in base alla loro rilevanza scientifica e all'interesse per la comunità e gli esperti del settore. Tra questi ci sono anche approfondimenti su tematiche di attualità scientifica a cura del Professor Lorenzetti e del suo staff.

 

La prevenzione del sieroma dopo l’addominoplastica

Lorenzetti e i suoi collaboratori pubblicano un articolo sulla prestigiosa rivista dell’ISAPS

Il Professor Pietro Lorenzetti, insieme ai dottori Leonardo Vescera, Simone Napoli e Rita Dibartolo, ha pubblicato i risultati di uno studio sulla formazione del sieroma dopo l’addominoplastica sulla prestigiosa rivista internazionale dell’ISAPS, la Società Internazionale di Chirurgia Plastica Estetica. L’addominoplastica è una delle procedure più frequenti nella chirurgia plastica. Dopo questa tipologia di intervento è frequente che si formi il sieroma, una complicazione sgradevole sia per il chirurgo sia per il paziente. I fattori importanti per la prevenzione del sieroma sono: una corretta selezione dei pazienti che si sottoporranno all’intervento; una dissezione non eccessiva dei lembi al livello della fascia di Scarpa; la salvaguardia del substrato linfatico e vascolare; l’utilizzo di un drenaggio di calibro adeguato;la rimozione dello spazio tra lembi e suture. Il nostro team esegue all’incirca 100 addominoplastiche ogni anno. Il sieroma si forma tendenzialmente quando c’è scarsa aderenza tra il lembo fatto su misura e la superficie sottostante, è più facile che tale sieroma si verifichi quando uno dei due livelli non aderisca velocemente con l’altro. Studi scientifici hanno dimostrato che posizionando i “punti di Baroudi”, punti di sutura che riducono lo spazio morto tra i lembi e la fascia muscolare, si riduce in modo significativo la formazione del sieroma. Questa tipologia di sutura comporta infatti un’adesione precoce tra le due superfici ed inoltre una distribuzione più uniforme della tensione della cicatrice che si viene a formare in seguito all’operazione. Generalmente posizioniamo tra i 20 e i 30 punti di Baroudi tra il lembo e la fascia sottostante. Grazie all’utilizzo di questa tecnica si riduce fortemente la formazione del sieroma nella quasi totalità dei casi. Il sieroma potrebbe tuttavia formarsi quando la superficie di scollamento chirurgico è più ampia, come nei casi dell’addominoplastica circonferenziale. In tali pazienti questa complicanza si può verificare all’incirca nell’1-2% dei casi. Il posizionamento di questi punti di sutura permette inoltre il corretto riposizionamento dei lembi nella regione periombelicale ed epigastrica sino alla zona sopra il pube. È dunque possibile ridurre drasticamente la formazione del sieroma, così come di altre frequenti complicanze successive all’addominoplastica, apponendo i punti di Baroudi. Sono inoltre fattori importanti: l’attenta selezione del paziente, la meticolosa dissezione dei lembi, la rimozione corretta del tessuto in eccesso, e l’accurata preparazione del periodo post operatorio. Testo riadattato dal Prof. Pietro Lorenzetti (Fonte: ISAPS)

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Addominoplastica: un metodo per limitare il sieroma

Le suture a tensione progressiva per ridurre l’incidenza del sieroma

Le suture a tensione progressiva (PTS) sono comunemente utilizzate per ridurre l’incidenza del sieroma, ossia di versamento sottocutaneo di siero, in seguito all’addominoplastica. Tuttavia, le evidenze sulla riuscita di tale procedura nella fase postoperatoria sono limitate a pochi casi e agli studi di singoli istituti. Un gruppo di studiosi ha riassunto le differenti tecniche individuate, analizzando in maniera approfondita la letteratura disponibile riguardo gli effetti di queste suture sulla formazione del sieroma dopo l’addominoplastica. Confrontando i risultati riportati da riviste come Medline, Embase e Cochrane, sono stati individuati studi clinici ed osservazionali nei quali viene evidenziato il numero di pazienti che ha contratto il sieroma postoperatorio. Per l’analisi di questi casi, sono stati utilizzati i criteri della Cochrane collaboration, adatta per la valutazione di questo tipo di studi. Nello specifico, sono stati presi in analisi sette studi, ed è stato riscontrato che nei pazienti che hanno utilizzato le suture a tensione progressiva successivamente all’addominoplastica si presentano meno casi di sieroma postoperatorio rispetto ai pazienti a cui è stato applicato un semplice drenaggio. La differenza di durata dell’operazione tra una tipologia di intervento e l’altra varia solo di 23 minuti. È stato inoltre riscontrato che non c’è differenza nella fase successiva all’operazione tra i pazienti che oltre alle suture hanno subito anche il drenaggio e i pazienti sui quali sono state utilizzate esclusivamente le suture. In conclusione, l’aggiunta delle suture di tensione a fini drenanti riduce il rischio del sieroma postoperatorio nei casi standard di addominoplastica. Dunque, sulla base degli studi analizzati, sembra che effettivamente le suture abbiano un migliore impatto e una migliore riuscita in questo tipo di operazione chirurgica. Testo riadattato dal Prof. Pietro Lorenzetti (Fonte: OxfordJournals.org)

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Prevedere le complicanze del lifting circonferenziale

Uno studio analizza un intervento molto praticato dal Professor Lorenzetti

Nei casi di importanti perdite di peso, alcuni pazienti potrebbero avere la necessità di ricorrere ad un rimodellamento della circonferenza della parte inferiore del tronco con un lifting circonferenziale, un intervento molto praticato dal Professor Lorenzetti. Una ricerca condotta negli Stati Uniti ha studiato i tassi di complicanze in questo tipo di intervento, provando a prevedere i fattori che le causano. A tal fine sono stati analizzati diversi casi riportati dalle riviste PubMed e Cochrane, così da reperire tutte le pubblicazioni sull’argomento. I dati raccolti sono stati sintetizzati attraverso le metodologie di meta-analisi e meta-regressione. L’analisi ha preso in considerazione 28 studi e 1380 pazienti. Le complicanze del rimodellamento della parte inferiore del tronco registrate sono state le seguenti: 37% dei casi, complicanze di carattere generale; 17% apertura della ferita; 13% formazione di sieroma; 12% irregolarità nella cicatrice; 5% infezioni; 5% necessità di altri interventi correttivi; 4% necrosi della pelle; 3% ematoni; 3% trombi. Il rimodellamento della parte inferiore del tronco può determinare alcune complicanze, maggiori rispetto a quelle che si possono avere a seguito dalla liposuzione del girovita. Non sono emerse differenze nei casi in cui, oltre al rimodellamento della parte inferiore del tronco, è stata effettuata anche una gluteoplastica. Gli studi effettuati non hanno evidenziato risultati tali da consentire una prevedibilità dei fattori di rischio di complicazioni postoperatorie: l’intera letteratura a disposizione fornisce un numero basso di informazioni affidabili. In conclusione, non possono essere esclusi altri fattori oltre a quelli individuati per spiegare un numero maggiore di complicanze a seguito del rimodellamento di questa zona, rispetto alla liposuzione del girovita. Proprio per questo, il risultato di questo studio deve essere confermato da ulteriori ricerche. Sono necessari ancora ulteriori sforzi per migliorare i risultati delle pratiche chirurgiche così da poter intervenire sui pazienti nel migliore dei modi possibili. Testo riadattato dal Prof. Pietro Lorenzetti (Fonte: OxfordJournals.org)

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Bassi rischi di contrattura capsulare nella mastoplastica additiva

Uno studio evidenza rischi minimi nel lungo periodo nell’impianto delle protesi

Gli impianti di prima generazione composti da poliuretano rivestito utilizzati come protesi per il seno erano associati ad un basso rischio di contrattura capsulare. Tuttavia, non è ancora stato chiarito il rischio delle stesse contratture con i moderni impianti di gel di silicone rivestiti di poliuretano. In uno studio si è cercato di determinare le contratture capsulari che si verificano sul lungo termine dopo gli interventi di mastoplastica additiva utilizzando protesi di microtano, un impianto di silicone ricoperto da un gel al poliuretano. A tal fine, è stato valutato retrospettivamente un totale di 131 pazienti (255 seni). I dati a disposizione sono stati raccolti tramite sessioni di follow-up post-operatorio a 2 settimane 1, 3, 6 e 12 mesi, e poi a cadenza annuale. A partire da questa analisi, sono emerse alcune tipologie di complicanze, inclusa la contrattura capsulare. La contrattura capsulare si è verificata in 3 dei 255 impianti al seno, mentre si sono formati ematomi solo in 2 impianti. Le contratture capsulari spontanee, non associate dunque con altre complicanze, si sono verificate in un solo impianto. Tutti i casi di contratture capsulari si sono verificate al massimo entro due anni e mezzo successivi all’operazione. In conclusione, è possibile affermare che i pazienti che si sottopongono alla mastoplastica additiva con i moderni impianti ricoperti di poliuretano hanno un bassissimo rischio di contrattura capsulare nel lungo termine. Testo riadattato dal Prof. Pietro Lorenzetti (Fonte: OxfordJournals.org)

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