Speciale calvizie

Chirurgia della calvizie


La chirurgia della calvizie permette di risolvere il problema della calvizie nell'uomo e spesso anche nella donna. Le tecniche di intervento in questo ambito della chirurgia plastica permettono oggi di ottenere importanti risultati duraturi nel tempo.

Il Professor Pietro Lorenzetti è Incoming President della ISHR - Italian Society for Hair Restoration (Società Italiana per la Cura e Chirurgia della Calvzie) ed effettua interventi di chirurgia della calvizie per uomini e donne.
In questa sezione verranno presentate dettagliatamente le cause della calvizie, le diverse tipologie di intervento e pubblicati degli speciali sul trattamento specifico di alcune patologie.

 

Capelli in caduta libera

Lorenzetti parla della calvizie femminile su Gioia!

Gioia! dedica un approfondimento ai disturbi fisici che si manifestano come espressione di malesseri psicologici. Tra questi, la giornalista Angela Cotticelli riporta anche quello della perdita di capelli, soprattutto nelle donne, dando spazio ad un intervento del Professor Lorenzetti. Capelli in caduta libera Per molte donne i periodi di forte ansia vanno a braccetto con la perdita dei capelli. "Nella cosiddetta alopecia androgenetica da stress, possono comparire sulla testa delle chiazze calve", spiega il Professor Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico. "Se l'origine del diradamento è psicologica, quando diminuisce lo stress cala anche l'azione dannosa degli ormoni sui follicoli. E la ricrescita della capigliatura può avvenire naturalmente dopo 6-8 mesi. Altrimenti, a seconda dei casi, si possono assumere integratori contenti minerali, amminoacidi, vitamine e antiossidanti. Può essere utile anche l'applicazione di lozioni con attività vasodilatatoria e sostanze in grado di inibire il metabolismo degli androgeni. Se il problema persiste, si può valutare l'opportunità di effettuare un trapianto per rinfoltire e ricreare pienezza. Se la calvizie non riguarda l'area occipitale, cioè la parte posteriore del cranio, si può procedere ad un trapianto con al Fue (Follicolar unit extraction, una tecnica di autotrapianto di capelli con prelievo diretto delle unità follicolari) che non lascia cicatrici e non è dolorosa", conclude l'esperto. Scarica l'articolo di Gioia in allegato.

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Calvizie: terapie, autorapianto e tecniche

Ultima parte dell'approfondimento di Più Sani Più Belli

Ultima parte dell'approfondimento del periodico Più Sani Più Belli sulla caduta dei capelli, realizzato con la collaborazione del Professor Pietro Lorenzetti e del Professor Franco Buttafarro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. Si parla delle terapie più indicate, dell'autotrapianto e delle tecniche utilizzate per il trattamento della perdita dei capelli. Le terapie: cure mediche e farmacologiche, quali i limiti? "La perdita di capelli nelle donne è ancora un vero e proprio tabù e le persone che soffrono di questo problema trascorrono tra i 5 e i 10 anni alla ricerca di una soluzione, provando farmaci e lozioni, fino a ricorrere a parrucche per nascondere l'inestetismo", spiega il professo Buttafarro. "Nonostante la caduta non sia una vera malattia ma un fenomeno para-fisiologico, chi perde i capelli sviluppa un disturbo nell'immaginario di sé, bassa autostima e sofferenza che devono essere prese in considerazione - aggiunge il professor Lorenzetti - e proprio questa fragilità apre la strada a un percorso costellato di illusioni e delusioni. Di recente, per esempio, vengono proposte tecniche di medicina rigenerativa come l'infusione di plasma (la PRP, Platelet Rich Plasma, ossia Plasma Ricco in Piastrine) del paziente nelle zone calve come soluzione terapeutica. Le persone sono attratte da termini come cellule staminali e la possibilità di fare un intervento di medicina estetica, apparentemente a costo contenuto che però non può dare i risultati sperati". E' bene precisare che la PRP può rappresentare solo un trattamento di infoltimento e fortificazione del capello adiuvante il trapianto. Così come gli altri rimedi - per la donna - a base di estrone e monoxidil. Ma, al momento attuale, l'unica soluzione è l'autotrapianto. Quando ricorrere all'autotrapianto? "L'intervento, che si effettua in anestesia locale, è indicato nelle donne la cui perdita di follicoli non abbia un'origine ormonale, quelle che hanno zone calve a seguito di procedure chirurgiche o cosmetiche (come le cicatrici del lifting), soggetti che presentano solo un diradamento della sommità del capo e alopecie di tipo traumatico, da trazione o da ustione" spiega il professor Buttafarro. Dopo aver sottoposto la paziente a una serie di accertamenti (per esempio, visita endrocrinologica), si verifica che non ci siano patologie del cuoio capelluto. Escluse malattie che potrebbero vanificare la riuscita dell'autotrapianto, si procede con la scelta della tecnica più idonea. Oggi ne vengono utilizzate due, chiamate FUE e FUT. La differenza sostanziale consiste nel metodo di estrazione dei follicoli. La FUE si caratterizza per l'estrazione di singole unità follicolari con punch tagliente del diametro di circa 1 mm nell'area donoatrice della paziente affetta da calvizie. La FUT è una tecnica che consiste, invece, nel prelievo di una striscia di cuoio capelluto (chiamata strip) di circa 1-2 centimetri di altezza. "La scelta di una o l'altra - precisa Buttafarro - dipende dal tipo di calvizie, dalle cause, dal tipo di capello e da molte altre valutazioni da fare in sede di consultazione con il chirurgo. E' importante sapere che la maggior parte dei capelli trapiantati è destinata a cadere nelle 6 settimane successive e che questo fenomeno è normale. I nuovi capelli, sani e forti, cresceranno nelle settimane successive al ritmo di 0.50-1 cm al mese". Tecniche a confronto

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Alopecia, primi segnali e informazione

Lorenzetti e Buttafarro intervengono su Più Sani Più Belli

Seconda parte dello speciale di Più Sani Più Belli sulla calvizie e sui metodi per curarla con la consulenza del Professor Pietro Lorenzetti e del Professor Franco Buttafarro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. Oggi diamo spazio ai primi segnali di alopecia e all'importanza di informarsi adeguatamente. I primi segnali Il diradamento, che si evidenzia come iniziale segno premonitore di una AGA (alopecia androgenetica) non sempre è conseguente ad una dimunuzione del numero di capelli, ma spesso deriva da un loro progressivo assottigliamento. I follicoli interessati producono un pelo corto, chiaro e sottile. Ad accentuare il diradamento interviene un secondo fenomeno, con piccole aree completamente prive di capelli. Con il tempo, quindi, si assiste ad una progressiva, reale, riduzione della densità follicolare evidenziata da un cuoio capelluto dall'aspetto sempre più glabro. Queste manifestazioni cliniche si presentano in maniera diversa nei due sessi: se nell'uomo la progressione dell'AGA è visibile soprattutto nella linea fronto-temporale (stempiatura) seguita da calvizie del vertice, nella donna si verifica più comunemente nella parte posteriore della testa (regione coronale), preservando l'attaccatura frontale. Negli stadi iniziali, la perdita di capelli può essere diffusa. In questi casi sarà opportuno raccogliere un'anamnesi farmacologica, prescrivere i test di funzionalità tiroidea, consigliare un'ecografia ovarica e verificare la concentrazione sierica di ferritina per escludere altre cause di alopecia diffusa. L'informazione prima di tutto Quando si parla di trapianoto, è molto importante rivolgersi a chirurghi specialistici, meglio se soci della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. E' bene che alla paziente sia spiegato quello che può ottenere, in modo da non incorrere in delusioni. La decisione di quale metodo di estrazione si utilizzerà, quindi, andrà soppesata durante il consulto con il chirurgo. Le percentuali di attecchimento, per esempio, sono molto alte ma non uguali e di questo aspetto è importante discutere durante il colloquio pre-operatorio per far sì che la paziente si sottoponga all'intervento con le aspettative giuste. ...continua

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Sto perdendo i capelli. Perché?

Lorenzetti e Buttafarro intervengono su Più Sani Più Belli

Più Sani Più Belli dedica spazio ad uno speciale, a firma della giornalista Laura Trumino, che pubblichiamo in più parti e che ha visto la consulenza del Professor Pietro Lorenzetti e del Professor Franco Buttafarro, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. La prima parte spiega i motivi per i quali si perdono i capelli. Sto perdendo i capelli. Perché? L'uso eccessivo di piastra ed extension ne anticipano la caduta. Ma anche stress e ormoni possono essere una causa. E se poi non ricrescono più? Noi donne siamo abituate a dare molte cose per scontate nel corso della vita: il corpo che cambia aspetto, le rughe che appaiono e si fanno sempre più profonde, il metabolismo che rallenta. Ma c'è un fenomeno che quando si presenta - a tutte le età - è molto difficile affrontare: la graduale caduta dei capelli. Proprio negli ultimi anni, però, si sta assistendo a un crescente numero di richieste di consulto per il trapianto da parte del popolo femminile, nonostante le donne non siano geneticamente predisposte alla perdita. Che cosa sta succedendo quindi? I diradamenti possono verificarsi a causa di malattie, cambiamenti ormonali e invecchiamento. Ma c'è di più. Si è scoperto che l'over styling, come per esempio l'uso eccessivo della piastra e delle extension, peggiora la caduta e la anticipa. Le soluzioni al problema possono essere tante: dalle terapie farmacologiche, fino al trapianto. Ma è importante valutare bene tutte le tecniche a disposizione. Alla scoperta delle cause "Nonostante in Italia non esistano numeri precisi", racconta il Professor Lorenzetti, "abbiamo riscontrato due fattori che aumentano il rischio di zone di alopecia nelle donne: da una parte la moda delle extension, che provocano una alopecia da trazione. In più, l'utilizzo di colle più o meno aggressive nella zona dell'attaccatura che può indebolire i follicoli fino ad atrofizzarli. La seconda causa è sempre legata allo styling dei capelli e riguarda l'uso di strumenti per la piega che emanano calore, come le piastre e gli arricciacapelli. Per avere un buon risultato è necessario far partire la piastra dall'attaccatura e l'alta temperatura diventa un insulto cronico che può danneggiare irreparabilmente il follicolo". Oltre all'over styling, la perdita è determinata da cause tradizionali quali le disfunsioni della tiroide, ma anche diete severe, ustioni e patologie sistemiche come l'ovaio policistico e l'anemia da carenza di ferro. ...continua

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Ricostruzione monofollicolare dell'arcata sopraccigliare

Rinfoltire le sopracciglia con le tecniche dell'autotrapianto di capelli

L’intervento chirurgico per il rinfoltimento dell'arcata sopraccigliare utilizza la tecnica STRIP o FUE come per l’autotrapianto dei capelli. La scelta dell'una o dell'altra tecnica viene valutata a seconda dei casi. Entrambe le tecniche utilizzano unità follicolari mono-bibulbari prelevate dalla regione occipitale del cuoio capelluto, che vengono poi reinserite nella regione dell’arcata sopraccigliare. Le incisioni molto superficiali e tangenziali al disegno preoperatorio, insieme all’utilizzo di lame piccolissime, garantiscono un effetto naturale. L’intervento viene eseguito in anestesia locale, la zona donatrice e quella ricevente vengono anestetizzate e il/la paziente non avverte alcun fastidio. La seduta operatoria dura dalle 2 alle 4 ore a seconda della tecnica utilizzata e dall’estensione dell’aria da rinfoltire. Le unità follicolari inserite conservano la memoria della sede di prelievo, poi, sotto l’influenza di stimoli locali, assumono una conformazione simile ai peli delle sopracciglia. È necessario dunque per i primi mesi, regolare il taglio delle sopracciglia con un paio di forbicine. Avvertenze per il post operatorio. Assumere la terapia prescritta, rispettando orari e somministrazioni. Lavare il viso tutti i giorni con un detergente delicato a ph acido, massaggiando delicatamente la zona trapiantata con i polpastrelli. Lavare i capelli il giorno dopo l’intervento. Applicare un velo di apposita pomata di per 14 giorni, solo sulla cicatrice dove è stato effettuato il prelievo. L’edema palpebrale dura 4/5 giorni. Per alcuni giorni è utile eseguire impacchi di acqua borica o soluzione fisiologica fredda sugli occhi. Per qualche giorno una modesta lacrimazione è normale. Dopo due o tre giorni è in genere possibile riprendere un’attività lavorativa leggera. Eventuali trattamenti estetici della pelle del viso possono essere praticati solo con il consenso del chirurgo. Evitare per 1 mese l’esposizione al calore intenso (es. sauna) e per 6 mesi l’esposizione diretta al sole.

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