Rassegna stampa

Rassegna stampa chirurgo plastico Pietro Lorenzetti


Il Prof. Pietro Lorenzetti e la stampa. I suoi interventi sugli argomenti di attualità, i suoi consigli sulla bellezza, le sue esperienze in congressi nazionali ed internazionali.

 

Mastoplastica: tutto quello che c’è da sapere con il Prof. Lorenzetti

Intervista a DireDonna.it

Sono sempre più le donne che ricorrono all’intervento di mastoplastica (additiva e riduttiva). Il perché è presto detto: per sentirsi più sicure, per acquisire maggiore soddisfazione personale o per risolvere problemi legati a forma o dimensione. I motivi sono quindi molto personali, e proprio per questo si consiglia sempre di consultarsi prima con il medico operante per capire l’effettiva necessità dell’intervento. A tal proposito, abbiamo intervistato il Prof. Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico di origini siciliane, padre di due gemelli di 11 anni e autore, tra l’altro, di diversi libri tra cui “Intelligenza estetica” e “Specchio delle mie brame”. Ecco quello che, mettendo a disposizione la sua conoscenza, ci ha raccontato su costi, metodologie, tempi, vantaggi e complicazioni eventuali della mastoplastica. Quanto costa l'intervento di mastoplastica? La mastoplastica ha un prezzo che oscilla tra gli 8.000 e i 10.000 euro. Dipende dalle protesi adoperate. Esistono due tipi di mastoplastica. Può indicare le differenze? Esiste la mastoplastica riduttiva (che corregge un'asimmetria mammaria e migliora l’aspetto di un seno cadente o troppo grande) e la mastoplastica additiva (aumento del seno per rendere il corpo più armonioso). La mastoplastica additiva è, insieme alla liposcultura, l’intervento più richiesto in chirurgia estetica. L’aumento del seno avviene attraverso protesi al silicone che ne modificano immediatamente la forma e la dimensione. Quali sono i primi passi del chirurgo? Importante è per il chirurgo fare una valutazione del seno prima dell’intervento per capire se la quantità del tessuto presente è sufficiente per coprire in modo ottimale la protesi e prendere poi le misure dell'areola e del capezzolo. Alla scelta delle protesi da utilizzare, segue la scelta della via di accesso più indicata. Dove si inserisce la protesi? Esistono tre le opzioni: attorno al capezzolo (periareolare), dentro la piega mammaria (inframammaria) o sotto il braccio (transascellare). L’inframmamaria è la scelta più diffusa perchè ben nascosta dalla piega cutanea sotto il seno, segue poi la periareolare, in quanto nascosta attorno al capezzolo, e la transcellare che evita cicatrici sul seno. Quanto tempo occorre per eseguire l'intervento? Questo intervento viene eseguito in poco tempo (tra i 20 e 22 minuti) e viene fatto generalmente in anestesia totale, ma può essere eseguito anche in anestesia locale con sedazione. Consigli post operazione? A fine intervento si applica un cerotto sui punti di sutura. Si sconsiglia alla paziente, una volta tornata a casa, di sollevare pesi e di mettersi a letto a pancia in giù. Tutte le normali attività potranno essere riprese dopo tre settimane. Si consiglia, tra l’altro, l’uso di un reggiseno post-operatorio nei giorni seguenti l’intervento. Prima dell'intervento, inoltre, è importante seguire le indicazioni del chirurgo rispetto all'alimentazione pre e post-operatoria, all'assunzione di farmaci, alcool e sigarette. Il risultato è duraturo? Sì, ma non permanente, perché il seno è soggetto, come tutto il corpo, a processi di invecchiamento e cambiamento naturali. Possono esserci complicazioni? Ci sono come per gli altri tipi di interventi e possono essere immediate (infezioni ed ematomi) o tardive (diminuizione improvvisa di volume o trasudazione di silicone). Vi tranquillizzerà sapere, però, che sono rare. Il suo consiglio alle lettrici di DireDonna? Cercate un bravo chirurgo e affidatevi a lui. Fonte: DireDonna.it

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Trapianto di capelli, finire in buone mani e non correre rischi

Lorenzetti interviene nello speciale di Viversani&Belli

Ultima parte dello speciale Viversani&Belli sulla chirurgia della calvizie con gli interventi del Professor Lorenzetti. Finire in buone mani Chi perde i capelli sviluppa un disturbo nell'immagine di sé, bassa autostima e sofferenza, che devono essere prese in considerazione da seri professionisti, mentre spesso si finisce nelle mani sbagliate, illusi e delusi da false promesse. "Anche nella chirurgia della calvizie ci sono casi di interventi mal fatti, che oltre a non dare risultati, compromettono spesso la possibilità di un nuovo intervento", avverte Lorenzetti. Le regole per non correre rischi È bene affidarsi a specialisti qualificati, ossia chirurghi plastici e/o dermatologici, con una buona esperienza e continuità nella chirurgia della calvizie. Per trovare il più vicino va contattata la Società italiana di cura e chirurgia della calvizie (www.ishr.it). Prima dell'intervento, sottoporsi a una visita e un colloquio approfonditi, necessari per valutare le condizioni dei capelli e del cuoio capelluto ed eventuali controindicazioni e per conoscere le reali aspettative che si possono avere. Evitare chi propone di operare a prezzi stracciati o da saldi e non in équipe. L'operazione, che può avvenire anche nello studio medico, richiede il chirurgo, lo strumentista e l'anestesista, oltre a un team di 4-6 infermieri (nella FUT sono da estrarre i follicoli dalla strip) e tutto ciò ha un costo. "Attenzione, in particolare, che il numero di innesti sia quello pattuito prima dell'intervento, pretendendo di poter contare le garzine con le quali vengono passati al chirurgo", consiglia Lorenzetti.

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Le possibili tecniche di autotrapianto

Lorenzetti interviene nello speciale di Viversani&Belli

Terza parte dello speciale di Viversani&Belli dedicato alla calvizie femminile con il parere dell'esperto, Professor Pietro Lorenzetti. Le tecniche possibili Le due tecniche di autotrapianto si differenziano sostanzialmente per il tipo di prelievo della corona ippocratica (il cuoio capelluto in corrispondenza di nuca e tempie) dei follicoli da innestare. FUT In anestesia locale, si preleva una striscia di cuoio capelluto di circa 1-2 cm di altezza e lunghezza variabile, quindi si sutura. Dalla striscia vengono ricavati singoli follicoli che sono poi impiantati. In 15-20 minuti si prelevano anche 4.000 follicoli, che si possono trapiantare in una sola sessione di 6-8 ore. Per alcune settimane nella zona di prelievo si avverte un'alterazione della sensibilità. I punti vengono tolti circa 10 giorni dopo e resterà una cicatrice minima. FUE In anestesia locale, con l'uso di un piccolo bisturi circolare, si prelevano i singoli follicoli dall'area donatrice precendentemente rasata, che poi vengono posizionati nell'area da infoltire. Questa tecnica permette di prelevare in una seduta di 3 ore circa 1.000-2.000 follicoli, quindi per un trapianto di 4.000 capelli servono in genere due sedute di 6-8 ore ciascuna (anche in due giorni consecutivi). La tecnica, però, è meno traumatica della precedente. Una tecnica o l'altra? "La scelta del tipo di tecnica o della loro combinazione varia da caso a caso ed è fatta dal chirurgo", chiarisce il Professor Pietro Lorenzetti. "In entrambi i casi si torna a casa subito dopo l'intervento ed è necessario prendere per qualche giorno un antibiotico. I capelli si possono lavare il giorno dopo, mentre per un mese occorre evitare l'esposizione diretta al sole e trattamenti ai capelli per il primo mese". La maggior parte dei capelli trapiantati cade nelle sei settimane successive, mentre i nuovi capelli sani e forti cominceranno a crescere circa dopo quattro mesi dall'intervento, al ritmo di circa 1 centimetro al mese. La FUE costa leggermente di più, perché può richiedere più sedute. In generale, comunque, il costo di un trapianto fino a 2.000 innesti è attorno ai 6mila euro e, poi, per ogni innesto in più si spendono circa 2-2,5 euro. continua...

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Calvizie, autotrpianto e medicina rigenerativa

Lorenzetti interviene nello speciale di Viversani&Belli

Seconda parte dello speciale di Viversani&Belli dedicato alla calvizie femminile, le sue cause e i rimedi per affrontarla, con il parere dell'esperto, Professor Pietro Lorenzetti. L'autrapianto negli altri casi Quando la calvizie femminile non ha origine ormonale, ma deriva da procedure chirurgiche o cosmetiche, traumi, trazioni, ustioni, quando la chioma è diradata solo sulla sommità del capo, e in assenza di malattie importanti che coinvolgono il cuoio capelluto (come il lupus), è possibile sottoporsi al trapianto di capelli. "Finora, è l'unica soluzione davvero efficace e si esegue con due tecniche (la FUE e la FUT) che, in alcuni casi, possono essere combinate tra loro", spiega il professor Lorenzetti. Le percentuali di attecchimento dei follicoli piliferi trapiantati sono alte, ma leggermente inferiori a quelle maschili. La medicina rigenerativa... non da sola "Di recente si propongono tecniche di medicina rigenerativa come l'infusione di plasma ricco di piastrine (la PRP, Platelet Rich Plasma) della persona stessa nelle zone calve", spiega il professor Lorenzetti. "Le persone sono attratte da temini come 'cellule staminali' e dalla possibilità di fare un intervento di medicina estetica apparentemente a costo contenuto ma che, da solo, non dà i risultati sperati. Può essere un trattamente adiuvante il trapianto, che ne migliora l'esito, da fare, però, prima o dopo l'intervento". continua...

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Donne, 1 su 5 perde i capelli

Lorenzetti interviene nello speciale di Viversani&Belli

La caduta dei capelli anche nelle donne è uno dei temi sempre più al centro del dibattito estetico. Viversani&Belli dedica uno speciale a questo argomento, riportando il parere dell'esperto, il Professor Pietro Lorenzetti, Presidente della Società Italiana di Chirurgia della Calvizie. Il primato negativo resta maschile ma, in fatto di perdita di capelli, oggi le donne sono più a rischio: secondo un sondaggio inglese, negli ultimi 5 anni i consulti femminili sul diradamento della capigliatura, sono aumentati del 64%, mentre stime statunitensi parlano di una donna su cinque, nell'arco della vita, alle prese con la calvizie. In Italia, almeno il 10% dei casi di chirurgia della calvizie, cioè di trapianto di capelli, riguarda donne tra i 35-45 anni, tanto che se n'è parlato anche nell'ultimo congresso internazionale della Società Italiana di Cura e Chirurgia della Calvizie. E molte donne trascorrono tra i 5 e i 10 anni alla ricerca di una soluzione. Ormoni e carenze tra i responsabili Come quella maschile, la calvizie femminile può essere legata all'azione degli ormoni androgeni (alopecia androgenetica), in particolare il testosterone, che viene trasformato in una sostanza capace di provocare un'eccessiva produzione di sebo che soffoca i bulbi piliferi, che si atrofizzano e non producono più capelli. Questo può accadere per una particolare sensibilità personale agli ormoni androgeni o per squilibri derivanti da problemi come la sindrome dell'ovaio policisitico o disfunsioni della tiroide. La perdita di capelli può essere anche la conseguenza di forti stress e carenze alimentari (dovute magari anche a diete severe), come quella da ferro. ... ma anche extension e piastre Ci sono calvizie che derivano da farmaci e cure mediche, altre di origine traumatica (trazioni, ustioni, cicatrici post-chirurgiche) o trattamenti scorretti per i capelli. "L'over-styling, in particolare la moda delle extension e l'abuso di strumenti per la piega, come piastre e arricciacapelli, è oggi un grosso fattore di calvizie, soprattutto nelle donne relativamente giovani", afferma il professor Pietro Lorenzetti, chirurgo plastico a Milano, Roma e Catania. "Le extension causano una alopecia da trazione, per il peso delle ciocche, per altro spesso tolte e sostituite nella stessa seduta e utilizzate per anni, e per l'uso di colle più o meno aggressive all'attaccatura, che possono indebolire i follicoli fino ad atrofizzarli", prosegue l'esperto. "Piastre e arricciacapelli, invece, emanano calore ad alte temperature e per avere un buon risultato sono impegati dall'attaccatura: se usati più volte al giorno, danneggiano irreparabilmente il follicolo". continua...

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